Italia. Mafia & Potere. La deposizione di oggi di Gaspare Spatuzza: "Grazie a Berlusconi avevamo in mano il Paese..."Condividi
Ieri alle 18.16
"Ho fatto parte dagli anni Ottanta al Duemila di un'associazione terroristico-mafiosa denominata Cosa nostra. Dico terroristica per quello che mi consta personalmente, perche' dopo gli attentati di via D'Amelio e Capaci, ci siamo spinti oltre, come l'attentato al dottor Maurizio Costanzo''. Con queste parole il pentito Gaspare Spatuzza ha iniziato la sua deposizione al processo a carico del senatore Marcello Dell'Utri, a Torino.
04 Dicembre 2009 -- "Dopo le stragi di Capaci e Via d'Amelio abbiamo gioito, perché Falcone e Borsellino erano nostri nemici; mentre i morti di Firenze e Milano non ci appartenevano. Lo dissi a Giuseppe Graviano, quando lo incontrai a Campofelice di Roccella nel '93''. Lo ha detto il pentito Gaspare Spatuzza, che sta deponendo al processo Dell'Utri, e che ha definito "anomale", nella consueta strategia di sangue di Cosa Nostra, le stragi di Firenze, Roma e Milano del '93. Anomalia che il pentito spiega in quanto quegli eccidi rientravano in una strategia terroristica. ''Quando rappresentai a Giuseppe Graviano, che mi aveva incontrato per parlare di un altro attentato ai danni dei Carabinieri, questa mia debolezza, lui mi rispose: 'E' bene che ci portiamo un po' di morti dietro, così chi si deve muovere si dia una 'smossa' ".
SILVIO BERLUSCONI
"Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro 'crasti' socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5''. Lo ha detto il pentito Gaspare Spatuzza nel corso della sua deposizione al processo d'appello nei confronti del Oltre al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il pentito Gaspare Spatuzza a Torino cita anche l'imputato, il senatore Marcello Dell'Utri. "C'é di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri", ha detto Spatuzza, citando Graviano. "Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani".
"NELL'87 SOSTENEMMO IL PSI"
"Nell'87 Giuseppe Graviano mi disse che dovevamo sostenere i candidati socialisti alle elezioni. All'epoca il capolista era Claudio Martelli. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro: facemmo bingo".
"NEL 2004 PENSAI A DISSOCIAZIONE DA COSA NOSTRA".
"Nel 2004, quando eravamo entrambi detenuti nel carcere di Tolmezzo, parlai a Filippo Graviano della possibilità di dissociarci da Cosa Nostra. Lui mi disse: 'Non ci interessa la dissociazione, perche' tutto deve arrivare dalla politica, che deve fare le leggi'. Nel 2005 ebbi un colloquio investigativo con l'allora procuratore Antimafia, Pierluigi Vigna, ma non me la sentii di pentirmi formalmente, perché sapevo che sarei stato rinnegato dalla famiglia, perché ero certo che raccontando la verità sulla strage di Via d'Amelio sarei entrato in conflitto con i magistrati e perché avrei dovuto parlare della sfera politica, cosa che mi spaventava".
"COSI' FALLI' L'ATTENTATO ALLO STADIO OLIMPICO DI ROMA"
"Quando incontrai Graviano a gennaio del '94, a Roma, mi disse che l'attentato all'Olimpico si doveva fare a tutti i costi, così gli davamo il colpo di grazia utilizzando una tecnica che nemmeno i talebani hanno mai usato. Lasciammo la macchina - ha proseguito - fuori dallo stadio. Io e Benigno ci spostammo a Monte Mario. Benigno diede l'impulso al telecomando, ma grazie a Dio l'esplosione non avvenne".
QUELL'INCONTRO IN VIA VENETO A ROMA
E' un incontro avvenuto nel '94 al bar Doney di Via Veneto, a Roma, prima del fallito attentato all'Olimpico, l'episodio centrale della deposizione del pentito Gaspare Spatuzza. Spatuzza si incontra, in quella occasione, con Giuseppe Graviano, che "aveva un atteggiamento gioioso, come chi ha vinto all'enalotto o ha avuto un figlio. Ci siamo seduti e disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro 'crasti' socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi..., Graviano mi disse che era quello del Canale 5, aggiungendo che di mezzo c'é un nostro compaesano, Dell'Utri. Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani".
"AVEVO TIMORE DI PARLARE DI BERLUSCONI".
"I timori di parlare del presidente del Consiglio Berlusconi erano e sono tanti. Basta vedere che quando ho cominciato a rendere i colloqui investigativi con i pm mi trovavo Berlusconi primo ministro e come ministro della Giustizia uno che consideravo un 'vice' del primo ministro e di Marcello Dell'Utri".
"NON HO MAI CHIESTO NULLO ALLO STATO".
"Non ho mai chiesto nulla in cambio allo Stato e ho riferito quello che sapevo su Berlusconi e Dell'Utri solo il 16 giugno del 2009 ai magistrati di Firenze perché, prima, temevo che si potesse dire che tiravo in ballo i politici per accreditarmi come pentito".
"GRAVIANO SI COMPLIMENTO' DOPO LA STRAGE VIA D'AMELIO".
"Dopo la strage di via D'Amelio avvenuta il 19 luglio, il giorno successivo, il 20 luglio, Giuseppe Graviano si e' complimentato perche' tutto era andato bene. Graviano spiego' che all'interno della famiglia c'era qualche malumore e mi disse di mettere da parte i miei risentimenti perche' dovevamo portare altre cose avanti".
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VENERDI' PROSSIMO VIDEO-CONFERENZA DEI FRATELLI GRAVIANO E DI LO NIGRO.
La Corte d'Appello di Palermo ha disposto al processo a Marcello Dell'Utri l'esame, mediante videoconferenza dei boss mafiosi Giuseppe Graviano, del fratello Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro. I tre boss verranno ascoltati alla prossima udienza nel processo a carico del senatore Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa che si terra' il prossimo 11 dicembre. I Graviano dovranno riferire su quanto raccontato oggi in aula dal pentito Gaspare Spatuzza, secondo il quale Giuseppe Graviano nel '94 avrebbe parlato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e di Marcello Dell'Utri.
Con la decisione della Corte d'Appello di Palermo si e' chiusa l'udienza di oggi che si e' celebrata davanti ai giudici di Palermo in trasferta a Torino. "E' una scelta corretta. La Corte ha deciso di approfondire". Lo ha sottolineato uno degli avvocati della difesa di Marcello Dell'Utri che ha aggiunto "e' una decisione che punta a verificare l'attendibilita' del teste che oggi e' apparso claudicante, incerto e vago".
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